European Qualification Framework, la validazione della Formazione.

EQF

Nel 2008 il Parlamento Europeo ha istituito l’European Qualification Framework (EQF), una griglia di referenziazione per equiparare le diverse qualificazioni rilasciate nei Paesi membri.
E’ un passo importante che arriva dopo anni di dibattiti internazionali sul tema delle competenze. Non si tratta solo di mettere in relazione i diversi sistemi scolastici, la vera novità è la validazione degli apprendimenti non formali e informali acquisisti nell’arco della vita professionale.

A giugno 2012 è stato pubblicato il primo rapporto Italiano di referenziazione delle qualificazioni all’EQF, seguito da diversi provvedimenti, tra cui:
LEGGE 14 gennaio 2013, n. 4 – Disposizioni in materia di professioni non organizzate.
Decreto Legislativo n. 13/2013 – che disciplina l’attività di individuazione, validazione e certificazione delle competenze acquisite dalla persona in contesti non formali e informali.

Che cosa comporta  questo per le aziende?

Cambia la selezione delle risorse umane, soprattutto quando si tratta di lavoratori con esperienza o provenienti da altri paesi della Comunità Europea. I liberi professionisti, fornitori delle aziende, dovranno fare riferimento alla legge 4/13 sulle professioni non regolamentate in ogni documento o rapporto scritto con il cliente.

Si rafforza il rapporto fra scuola e lavoro attraverso la revisione degli stage e tirocini obbligatori. Alcune aziende temono che il riconoscimento ufficiale del livello di competenze possa comportare un aumento delle pretese retributive. E’ curioso che il timore sia nato in Italia dove un laureato (livello 6-7 di EQF) spesso percepisce meno di un operaio qualificato (livello 3 di EQF).

Nell’immediato, l’effetto più importante dei provvedimenti è d’aver riportato al centro dell’attenzione il tema di acquisizione delle competenze professionali. Il rapporto ISTAT 2013 disegna l’Italia come uno degli ultimi paesi per quanto riguarda le competenze di giovani e di lavoratori adulti.

Per crescere ed essere competitive le aziende hanno bisogno dei talenti. I migliori talenti non sono attratti solo da una retribuzione alta. In genere un laureato con il massimo dei voti preferisce guadagnare meno in un’azienda con ampie prospettive che offre l’occasione di imparare e di crescere, piuttosto che avere uno stipendio più alto in un contesto chiuso e monotono.

Nel primo caso l’azienda sfrutterà la sua intelligenza e creatività per crescere ulteriormente, nel secondo… se è fortunata svolgerà bene il lavoro che ha sempre fatto finché l’offerta del mercato non si esaurirà.
Le aziende competitive, che crescono nonostante la crisi, pongono attenzione alle competenze dei propri collaboratori, ma raramente lo fanno in modo strutturato. È un errore: strutturare la gestione delle competenze costa meno che fare formazione ogni volta che si presenta un bisogno. Un’azienda competitiva riscontra 3 criticità principali:

1. Una volta attratti i talenti, deve avviarli al ruolo e alla mansione, formandoli.
2. La formazione va affidate agli esperti interni, gli unici a conoscere l’azienda, però spesso poco efficaci a trasferire ciò che sanno fare.
3. I migliori talenti o gli esperti, prima o poi lasciano azienda portano via con se il proprio bagaglio di conoscenze.

La soluzione è avviare un processo di gestione delle competenze strutturato come segue:

  • Prevedere un mix di percorsi formativi standard pronti e replicabili, anche online, con moduli specifici (solo per mansioni particolari).
  • Fornire ai propri esperti strumenti e metodi formativi.
  • Creare un knowledge base per proteggere il proprio patrimonio di conoscenze.

Questa impostazione, che si inserisce pienamente all’interno dell’European Qualification Framework, attirerà risorse umane interessate ad acquisire e certificare le proprie competenze e permetterà all’azienda di beneficiare del loro potenziale, trattenendo e non disperdendo il know-how costruito, anche se alcuni soggetti decidessero di cambiare il posto di lavoro.

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