PEC: Evoluzione (e rivoluzioni) della normativa. Intervista ad Alberto Maugeri.

Si potrebbe definire “L’affair PEC”, definito persino “imbarazzante” da alcuni commercialisti,  il Provvedimento congiunto dell’Agenzia delle Entrate e del Comandate Generale della Guardia di Finanza, dell’8 agosto, che attestava – seguendo le disposizioni della legge europea 2013 sui soggetti deputati alle norme Antiriciclaggio – l’obbligo per tutti i professionisti, entro il 31 ottobre 2014, di inviare il proprio indirizzo PEC all’Agenzia delle Entrate.

…E sui Social scoppia una rivoluzione! Dai post nelle varie community di professionsti, si approda ad un Comunicato di protesta congiunto di tutte le associazioni di professionisti, che trova subito eco sulle maggiori testate finanziarie, segnalando come, quest’obbligo, sia soltanto un’ulteriore ed inutile vessazione burocratica, motivandone l’iniquità e scatenando una pubblica bufera durata sino a ieri quando, a due settimane dalla scadenza, ecco che l’Agenzia delle Entrate divulga un documento che chiarisce la precedente richiesta, puntualizzando che l’obbligo di invio non sussiste per gli indirizzi PEC dei professionisti gia’ presenti  nel pubblico elenco denominato INI-PEC. Dando di fatto ragione a quanto affermavano i commercialisti.

Restando ovviamente valido l’obbligo di invio della PEC alle Entrate per i soggetti non presenti nel registro sopra citato, ci sono voluti due mesi per comprendere che tale obbligo, per i commercialisti gia’ adempienti, fosse non solo superfluo, ma anche sbagliato nei riguardi di alcune categorie di soggetti le cui attività non erano contemplate dalla legge Antiriciclaggio citata, col risultato di annullare, a pochi giorni dalla scadenza, un provvedimento appena inserito dalle realtà preposte, negli ultimi aggiornamenti riguardanti adempimenti normativi e formazione.

Un errore da parte dei legislatori, che si poteva evitare. Come?

Abbiamo posto questa domanda ad Alberto Maugeri, Dottore Commercialista di Niscemi (CL),  che sin dal 2009, come membro della CommissioneNormativa ed adempimenti tecnologici studi professionali” del CNCDEC, presieduta da Elena Trombetta, ha redatto le linee guida sulla PEC per i professionisti. E prima ancora, con la stessa commissione, aveva prodotto uno studio sullo “Stato dell’arte della PEC fra gli studi professionali”, atto a mappare l’aggiornamento dei professionisti in merito, per individuare le attività da porre in essere per adeguare la categoria all’utilizzo dei nuovi strumenti tecnologici, oltre che all’adempimento della norma.

“Dal 2009 ad oggi”  ci spiega Maugeri – “abbiamo lavorato per agevolare l’aggiornamento dei colleghi nell’utilizzo dei nuovi canali telematici e di informazione, per migliorare ed evolvere, nell’adempiere le norme vigenti, la nostra prestazione all’intera collettività. I lavori della citata commissione, ma di seguito anche le altre attività divulgative e formative svolte in seno ai vari sindacati, associazioni ed agli ordini professionali locali e nazionali, ha prodotto studi ed approfondimenti, valutato risorse ed espresso linee guida utili che i legislatori avrebbero potuto valutare per produrre norme maggiormente rispondenti ai bisogni, non soltanto dei professionisti, ma anche di tutti i loro clienti, aziende e cittadini, in una parola: i contribuenti”.

“Abbiamo prodotto questi studi per adempiere ad un bisogno interno della categoria, ma evidentemente anche per servire il Paese” – continua Maugeri – “mettendoci tutto il nostro impegno professionale, aggiornando le competenze con ore di studio non retribuito, convinti di lavorare per costruire una realtà migliore. E non siamo stati affatto presi in considerazione, nemmeno consultati. Qualunque cittadino ha avuto, grazie ai documenti puntualmente messi online sui nostri siti, libero accesso alle analisi ed alla notevole mole di informazioni pubblicate. Ma evidentemente non i legislatori, che hanno lavorato “a porte chiuse”, con il risultato di produrre regole non conformi alla realtà”.

“E non succede solo per la PEC” – conclude Mageri – “ma vedansi anche la TASI, la Fatturazione Elettronica, per non parlare dell’obbligo del pagamento tramite POS.. Provvedimenti e metodi applicativi delle norme, soprattutto l’Antiriciclaggio, che dovrebbero essere progettati per agevolare il nostro lavoro ai fini di migliorare il controllo finanziario, ma che invece sortiscono solo l’effetto di complicare la nostra già non facile professione in tempi di crisi, e che ci lasciano come unica chance quella della protesta. In virtù della quale, va detto, siamo finalmente riusciti ad ottenere dal Governo la concessione di sedere insieme ad un tavolo di scambi sulla normativa finanziaria futura. Che non sia troppo futura, è il mio auspicio, poiché il presente ha urgente bisogno di interventi decisivi e cambiare la TASI in TUL o IUL, per fare solo un esempio, non è ciò di cui il Paese ha bisogno. Da noi Commercialisti si pretende molto: lo Stato prima, i clienti poi. Se il nostro ruolo richiede quindi così tanta responsabilità e competenza, è giusto che queste vengano prese in considerazioni a priori, nella formulazione di leggi adeguate che ci permettano di espletare i nostri doveri e servire fattivamente la comunità”.

Alberto Maugeri

Ndr: Oltre ad essere un pioniere della comunicazione digitale ad uso della categoria, Alberto Maugeri è uno dei delegati della Regione Sicilia di Asccanus, associazione contro l’anatocismo e l’usura, (vedi articolo precedente).

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