Pia D’Oca, Commercialista, Presidentessa UNAGRACO di Palermo, è una delle voci che si alzano forti e determinate fra le associazioni di categoria dei Commercialisti impegnate nel valorizzare la professione, anche segnalando i punti critici degli adempimenti Antiriciclaggio che, secondo la D’Oca ed i suoi colleghi, vanno rivisti dal legislatore al fine di rendere la normativa più allineata con il vero ruolo del professionista e con le esigenze di aziende e cittadini.
Rag D’Oca, che cosa, in concreto, può fare il Commercialista in presenza di una verifica della Gdf scaturita da una segnalazione di operazione sospetta partita da un altro soggetto (ad esempio la banca), che il professionista invece ha escluso di segnalare?
“Le SOS sono una delle spade di Damocle sulle teste di noi commercialisti. Ma lei si rende conto del ribaltamento di ruolo al quale il legislatore ci costringe? Non siamo più consulenti, secondo la legge, siamo una sorta di polizia giudiziaria tenuta ad indagare e denunciare. E quando non lo facciamo, siamo conniventi di mafiosi ed evasori, tanto per citare la cronaca.
A fronte di quei pochissimi contabili che effettivamente si prestano per vile tornaconto a collaborare con organizzazioni criminali o aiutano l’evasore a truccare i conti, la stragrande maggioranza di noi è come la stragrande maggioranza degli italiani: onesti lavoratori che chiedono solo di svolgere con coscienza e professionalità le proprie mansioni all’interno del ruolo: ed il nostro è quello di consulente. Certamente non di detective, anche perché non ne avremmo gli strumenti.
Qui si insulta la buona fede dei terzi se si crede che un Commercialista accetti un cliente che si presenta con una valigia colma di banconote o proposte di transazioni illecite. Il professionista che avalli tali operazioni delinque consapevolmente.
Ma in presenza di un comportamento assolutamente lecito, come fa il consulente a sapere invece se ha di fronte un prestanome di mafiosi o un soggetto che userà quella transazione/attività come copertura per operazioni illecite?
Non ci è concesso di indagare oltre la documentazione che i clienti ci forniscono. Possiamo solo pretendere dal cliente tutte le carte necessarie ed in regola, ma relative al rapporto per il quale si viene interpellati.
I dati sulle mancate segnalazioni sospette da parte dei commercialisti, tornando al tema principale, ci fanno apparire come i principali soggetti da punire, quali complici delle malversazioni, delle evasioni e delle frodi che stanno rovinando l’Italia che lavora.
La Guardia di Finanza infatti, verifica le nostre attività secondo parametri di controllo che nella loro farraginosità e vaghezza inevitabilmente fanno rilevare qualche omissione. Basti pensare che la documentazione inerente le Aziende, che dobbiamo produrre secondo la legge Antiriciclaggio, è incredibilmente imponente e talvolta completamente inutile, in quanto già perfettamente reperibile – altro esempio – anche presso i Registri delle Imprese e/o presso gli organi indaganti
A questo si aggiunga la pretesa del legislatore di trasformarci, da consulenti che guidano il cliente verso adempimenti leciti, quasi in delatori…
Il termine mi pare appropriato in quanto, senza evidenza di crimine, come potremmo serenamente segnalare un’operazione sospetta e rovinare la reputazione di una persona o un’impresa?
Ripeto: conosciamo e rispettiamo la legge ed è nel nostro stesso interesse che i nostri clienti siano in perfetta regola; non siamo ne’ una categoria atta a malversare e neanche una pletora di ignavi.
A parte queste problematiche insite nella norma, ritengo comunque che anche nella nostra professione si dovrebbe insistere molto di più sulla Formazione, poiché sarà solo la competenza a garantire la qualità del nostro lavoro, ma anche il più preparato fra i professionisti, secondo la normativa attuale, è facile bersaglio di sanzioni.
La Formazione però richiede tempo ed è anche questo un fattore critico: oggi un commercialista non riesce a produrre tutti gli adempimenti normativi nei tempi previsti dalla legge e non può neanche permettersi di assumere altro personale, dato che la categoria oggi è una delle più penalizzate dalla crisi economica.
I clienti infatti provvedono prima a pagare fornitori, iva e tasse (quelli che ci riescono), poi alla sopravvivenza della famiglia ed infine regolano la nostra parcella. Ma non sempre, in questo periodo di crisi.
Come i miei colleghi, sono preoccupata ma tenacemente convinta che le nostre lotte sindacali possano aprire una breccia nel muro legislativo, affinché si determinino regole più realistiche. Le mancate SOS, ribadisco, ora come ora appaiono delle vere e proprie tagliole con le quali incastrare il professionista. Diversamente, al riguardo si devono prevedere protocolli documentali che permettano di giustificare, all’atto di una verifica, la piena legittimità di una operazione che il professionista, al contrario di terzi, ha ritenuto di non segnalare come sospetta.
Depenalizzare e semplificare, in due parole, sono le nostre richieste al Governo, peraltro basate su dati che evidenziano chiaramente l’attuale inconciliabilità di alcuni aspetti della norma con la vita produttiva del Paese. Per non parlare, appunto, della necessità per noi professionisti di svolgere compiutamente la nostra attività senza inutili sovraccarichi burocratici che rendono allora quasi impossibile ottemperare a tutti gli oneri che la legge impone, in tempi umani.
Chiudendo il tema con almeno un dato positivo, posso anticiparvi che proprio in questi giorni, in Sicilia è nato il Coordinamento Regionale di tutte le nostre Associazioni di Categoria, affinché si ottimizzino aggregazione ed attività di studio e comunicazione con i cittadini ma soprattutto con i legislatori, al fine di raggiungere l’obiettivo di una legge Antiriciclaggio efficace perché totalmente applicabile in concreto”.