La formazione aziendale, a lungo lasciata alla discrezionalità dell’imprenditore e dei singoli lavoratori, è oggi un’attività non soltanto obbligatoria in molteplici casi, ma viene finalmente riconosciuta come leva strategica per il successo ed il consolidamento di ogni impresa. Lo segnalano, in questi ultimi anni, anche i numerosi articoli dedicati, sui media finanziari e gli interventi dei massimi esponenti delle industrie e della politica economica italiana ed internazionale.
Già nel febbraio 2013 è entrata in vigore la legge 4/2013 sulle professioni non regolamentate, che permette di qualificare l’operato e di attestare le competenze di 3,5 milioni di professionisti in conformità con le norme UNI e successivamente, a marzo, è diventato operativo il D. L. 13/2013 sulla validazione degli apprendimenti non formali e informali e sugli standard di certificazione delle competenze. Ma sono prevedibili ancora ulteriori misure che il presente Governo dovrà rendere attuative, ai fini dell’aumento occupazionale.
Gli incentivi all’assunzione ed alla riqualificazione delle risorse umane porranno quindi alle aziende la necessità di fornire una formazione efficace non soltanto ai fini dell’adesione all’incentivo ed agli obblighi normativi in materia, ma soprattutto nell’ottica di migliorare le performance aziendali a 360°.
D’altra parte una formazione “all’uopo” strutturata e coerente con le politiche del marchio è ovviamente più funzionale agli obiettivi. Le medie e grandi aziende lo hanno già recepito, aumentando i budget annuali per la Formazione, mentre non si può dire lo stesso dell’intero sistema delle PMI italiane. A sostegno degli imprenditori che hanno compreso l’importanza di elevare le competenze interne, c’è sicuramente la razionalizzazione delle spese formative, attraverso un’analisi preliminare che individui, oltre gli obblighi previsti per legge, le migliori pratiche formative da attuare in azienda per evitare sprechi ed ottenere il massimo rendimento.
E’ questa, infatti, una delle “Frequently Asked Question” che ci vengono poste dagli imprenditori che ci interpellano per la prima volta:
L’impresa può formare adeguatamente le proprie risorse umane limitando l’investimento? Come?
1. Creando una mappa, un database e dei modelli replicabili velocemente. Non serve riprogettare ogni volta, inoltre alcuni contenuti tecnici possono essere trasmessi facilmente e a basso costo in elearning. È il classico esempio della formazione in materia di compliance: Codice Etico, Privacy, Sicurezza, Ambiente, procedure interne, ecc. Ma riguarda anche la formazione tecnica, ad esempio le caratteristiche di nuovi prodotti o il funzionamento di macchine, attrezzature e software aziendali. Un corso online da 15 – 20 minuti (pillola formativa) comporta meno assenze dal lavoro di una formazione in aula.
2. Utilizzando le risorse interne. Oltre a conoscere a fondo i contenuti, gli esperti interni trasmettono i valori e i comportamenti giusti che un esterno difficilmente coglie. Questi esperti non “nascono” come formatori, necessitano di una preparazione metodologica. Ma ne vale la pena, sia come risparmio sui costi, sia come guadagno nell’efficacia.
3. Formazione come patrimonio comune. Nell’impresa è l’individuo che possiede le competenze, che vengono perdute se questi lascia il lavoro. Un’azienda che ha strutturato la formazione, abbatte i costi del turnover, rendendo la conoscenza una sorta di database “vivo”, riutilizzabile e arricchito continuamente.
La formazione mirata al reale profilo dell’azienda, oltre che alle sue necessità di adempiere alla legge (che sia Sicurezza o Privacy o Antiriciclaggio..) è quindi la strada da percorrere insieme: impresa, risorse umane, consulenti e docenti, per un risultato tangibile anche nel posizionamento del brand rispetto al mercato che pretende sempre maggiore competenza ed affidabilità.