Il ruolo degli Ordini professionali: un supervisore per i commercialisti

Il ruolo degli Ordini Professionali sta cambiando, come si può notare scorrendo le recenti modifiche al quadro normativo. Oggi, infatti, vengono coinvolti a pieno titolo nelle politiche di prevenzione all’utilizzo del sistema finanziario ed economico per fini di riciclaggio e finanziamento del terrorismo. All’interno del testo legislativo si trovano numerose disposizioni che chiamano in causa gli Ordini Professionali, attribuendo loro una molteplicità di compiti, in alcuni casi di vigilanza, in altri consultivi, in altri di vera e propria collaborazione attiva.

Tale coinvolgimento si pone senz’altro in un’ottica di comunicazione più efficiente tra professionisti e organi preposti alla vigilanza e all’applicazione della normativa, traducendosi in una serie di norme che hanno consentito agli Ordini professionali di fare da cerniera tra gli iscritti e l’autorità amministrativa.

Perché coinvolgere gli Ordini dei commercialisti?

Il pieno coinvolgimento delle associazioni di categoria nel contrasto del riciclaggio del denaro si è reso indispensabile per due ragioni:

  • non si possono redigere delle norme dirette a regolamentare un comportamento collaborativo da parte dei destinatari senza un coinvolgimento degli stessi, altrimenti si rischierebbe di non ottenere l’efficacia che l’impianto normativo di propone di raggiungere;
  • trattandosi di una normativa rivolta ad una platea piuttosto ampia di soggetti, diventa fondamentale chiarire e definire gli spazi operativi in una prospettiva di migliore calibratura degli obblighi a carico dei professionisti e di una collaborazione più efficiente verso obiettivi comuni.

Ruolo e compiti degli Ordini professionali previsti dal D.Lgs 231/2007

Il D.Lgs. 231/07 prevede che gli Ordini Professionali collaborino attivamente con il Ministro dell’Economia e delle Finanze (MEF), la UIF, il Comitato di Sicurezza Finanziaria, la DIA e la Guardia di Finanza in merito a tutte le questioni relative a problematiche antiriciclaggio correlate agli iscritti al proprio albo professionale.

In particolare, gli Ordini Professionali sono chiamati a:

  • promuovere e controllare l’osservanza degli obblighi stabiliti dal decreto da parte dei professionisti iscritti all’albo;
  • veicolare dati e informazioni dai propri iscritti alle autorità preposte ed, in direzione inversa, veicolare indicazioni di nuove strategie e di nuove prassi applicative dall’autorità competente agli iscritti agli albi;
  • provvedere alla formazione, dal momento che è necessario che diffondano quanto più possibile la conoscenza della disciplina al fine di una sua corretta applicazione;
  • svolgere funzioni di tipo consultivo potendo essere invitati dal Presidente del Comitato di Sicurezza Finanziaria a partecipare alle riunioni del Comitato o fornendo i dati statistici e le informazioni sulle attività svolte nell’ambito delle funzioni di vigilanza e controllo;
  • svolgere un ruolo attivo nella predisposizione degli indicatori di anomalia.

Le novità introdotte dalla nuova normativa antiriciclaggio

La nuova normativa antiriciclaggio, approvata dal Consiglio dei Ministri nella seduta del 24 maggio 2017, sottolinea come il legislatore abbia sfruttato questa occasione per attribuire un ruolo ancor più rilevante agli Ordini Professionali, ribattezzati “organismi di autoregolamentazione”. Viene data maggiore enfasi al loro ruolo di “controllori” e viene sottolineato il loro potere di “indirizzo” che si concretizza nell’elaborazione e nell’aggiornamento delle regole tecniche che supporteranno la categoria nell’espletamento degli obblighi previsti dalla normativa, nel fornire indicazioni su procedure e metodologie di analisi e valutazione del rischio, sul sistema dei controlli interni, sulle modalità di adeguata verifica e conservazione dei dati.

L’impegno nel promuovere il corretto funzionamento dei presidi antiriciclaggio deve essere massimo: ogni proficua forma di collaborazione, come ogni occasione di dialogo e di confronto costruttivo, diventa fondamentale. Se dunque è necessario aumentare la sensibilità alla tematica, favorire la crescita quantitativa e qualitativa della collaborazione, affinare la capacità di individuare e contrastare i comportamenti devianti, ecco che diventa chiaro il motivo per cui gli Ordini Professionali saranno tenuti ad applicare sanzioni disciplinari. Potranno farlo a fronte di violazioni gravi, ripetute, sistematiche e plurime commesse dai propri iscritti e dovranno comunicare al MEF i procedimenti disciplinari avviati o conclusi.

La trasmissione delle SOS da parte degli Ordini dei commercialisti

Il protocollo d’intesa sottoscritto dal Presidente del CNDCEC e il Direttore generale dell’Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia (UIF) è senz’altro un passo importante che conferma il ruolo degli Ordini Professionali nella fase attuativa delle nuove disposizioni. Tale intervento permetterà loro di ricevere le segnalazioni di operazioni sospette da parte dei propri iscritti per il successivo inoltro all’UIF con la garanzia della tutela della riservatezza dell’identità del segnalante.

Cosa cambia per il professionista

Se l’obiettivo è quello di promuovere la crescita della cultura antiriciclaggio e accrescere il senso del dovere degli operatori, l’Ordine non dovrà più essere visto come semplice portatore degli interessi della categoria. Si tratta di un “supervisore” a tutti gli effetti. Questo cambio di rotta è un ulteriore indizio di un rapporto sempre più stretto tra il mondo dei commercialisti e le tematiche del riciclaggio di denaro e del finanziamento del terrorismo.

Tutto questo dovrà inevitabilmente portare i professionisti ad affrontare la tematica dell’antiriciclaggio con un approccio più consapevole ed organico, che permetta loro di ridurre il rischio sanzionatorio nonostante le crescenti attività investigative e di monitoraggio messe in campo dalle Autorità competenti.

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