Le procedure standardizzate per la valutazione dei rischi hanno visto crescere, negli anni, un’offerta indiscriminata o senz’altro a volte difficile, per l’utente, da discriminare e valutare, che vede nello stesso “paniere della promozione”: consulenze, formazione, modulistica, software, risorse gratuite online…
Parlando poi di DVR, cercando su Google e senza un’adeguata preparazione giuridica in materia, un utente può avere la sensazione che trattasi di un modulino da scaricare e compilare adeguatamente o al massimo con l’aiuto di un programma standard.
Oppure c’è il contatto con un assistente commerciale che, al telefono, ma anche su facebook, skype o in google-chat, ti dà una risposta standard anche quella, che suona più o meno così: “La nostra soluzione (software, consulenza, modulo che sia), rispecchia gli standard di cui alla normativa corrente“.
Standard secondo che cosa?
I rischi, come già detto – e non solo su questo blog – si possono realmente prevedere solo quando si prende in considerazione il contesto aziendale in modo soggettivo. Perché pure nell’oggettività di certe standardizzazioni, nelle aziende vi sono strutture e macchinari, ma soprattutto persone e procedure che vanno conosciute e considerate con rigorosa meticolosità, sempre ai fini di una efficace compilazione del DVR, efficace ai fini di un controllo e soprattutto di una vera prevenzione.
Quindi è auspicabile che lo standard sia l’intelligenza di consulenti ed imprenditori, nel concepire il modo di adempiere ad una norma come un salto di qualità aziendale, che permette di acquisire e dimostrare maggior controllo dell’impresa, della sua Sicurezza nonché della sua Responsabilità Sociale.